L'infanzia non ha pienamente ereditato le fiabe. L'infanzia, per lungo tempo non era stata la prima e l'unica fruitrice del fiabesco, molto spesso gli uomini narratori di mestiere, escludevano i bambini nelle veglie perché le storie erano spesso proibite. Dopo il seicento il fiabesco viene lasciato come sottoletteratura ai bambini delle classi alte e agli adulti delle classi popolari.
Se da una parte ci sono infanzie disuguali (per cultura , per stato e per destino sociale), dall'altra però c'è una condivisa partecipazione alle fiabe di Perrault, patrimonio ormai acquisito dalla letterature per l'infanzia.
Fiabe e infanzia e infanzia si sono incontrate ad un certo punto del percorso, ma poiché sono gli adulti a scrivere e narrare fiabe, ci sarà pure una componente adulta, e il bambino che la legge avrà sempre a che fare con l'immaginario dell'adulto e con il suo mondo.
Quasi tutti conosciamo la storia dei "Tre porcellini", "L'ape regina", "Bianca neve","Hansel e Gretel", "Cenerentola" . In questo post cercherò di spiegare la portata morale e valoriale di alcune di queste fiabe, che spesso diamo per scontate, ma vengono raccontate ai bambini da generazioni.
I tre porcellini: il principio di piacere contro il principio di realtà
Il mito di Ercole si riferisce alla scelta fra l'adesione al principio di piacere o al principio di realtà nella vita. Alla stessa scelta s'inspira la fiaba I tre porcellini
Il porcellino più piccolo costruisce la sua casetta nel modo più sbrigativo, con la paglia il secondo si serve di bastoni; entrambi tirano su i loro rifugi con la massima fretta e con il minimo dispendio di energie, così da poter giocare, vivendo in accordo con il principio di piacere; senza darsi pensiero per il futuro e dei pericoli della realtà.
Il terzo porcellino, ha imparato che seguendo il principio di realtà , egli è in grado di rimandare il piacere e agire prevedendo ciò che può accadere in futuro. Il lupo rappresenta le forze asociali, inconsce e divoranti da cui l'individuo deve imparare a difendersi, e può sconfiggerle con laforza del proprio Io.
Biancaneve
Ci sono molteplici versioni di questa fiaba, in una versione in particolare, meno comune, viene posta l'attenzione sui desideri edipici di un padre e della figlia, e il mondo in cui essi suscitano la gelosia della madre e le fanno desiderare di sbarazzarsi della figlia.
Poche fiabe aiutano l'ascoltatore a distinguere fra le principali fasi dello sviluppo infantile così nettamente come Biacaneve, La storia tratta essenzialmente dei conflitti edipici fra madre e figlia dell'infanzia.
Cenerentola
Così come la conosciamo, viene recepita come una storia dalle grandi angosce e speranze che costituiscono l'essenza della rivalità fraterna.
Spiga e rende accettabile un'animosità che si vorrebbe che esistesse tra fratelli autentici. Il bambino piccolo si identifica in cenerentola, quando patisce i tormenti della rivalità fraterna, anche quando teme di non poter conquistare l'amore e la stima dei suoi genitori in concorrenza coi fratelli.
Dire ad un bambino ossessionato dalla rivalità fraterna che da grande si rivelerà bravo come i suoi fratelli e sorelle non gli offre un grande sollievo dalla sua attuale condizione di abbattimento.
Se dovessero interessarvi altre fiabe potete chiedere, e se mi è possibile cercherò di aggiungerle.
Fonte:
Bruno Bettelheim (2005), Il mondo Incantato,Milano, Feltrinelli pp. 44-46, 192, 227
Milena Bernardi (2007) Infanzia e Fiaba, Bologna, Bononia University Press, pp. 35,55-57